Dal dizionario De Mauro on line:
Ciente: chi acquista un bene o un servizio presso un esercizio o un’azienda
Utente: chi fa uso di qcs.; chi usufruisce di un bene o di un servizio, spec. pubblico.
Quando ero giovane, più o meno un secolo fa, la distinzione tra cliente e utente era, nella mia azienda, di fondamentale valore.
Per capirci, negli anni Ottanta circolava questa storiella:
Il cliente di una agenzia di pubblicità chiede all’account: “Che ore sono?”. L’account risponde “Che ora vuole che sia?”
Ora io non pretendo che laddove sono cliente la gente si zerbini ai miei piedi. Però…
Nella mia palestra “causa lavori le docce non saranno utilizzabili nei giorni 29,30 e 31 dicembre”. La doccia si poteva fare, ma in una location surgelata perchè il termosifone era spento. Questo si aggiunge all’orario ridotto causa vacanze natalizie, e ad alcuni unilaterali cambiamenti che, semplicemente non mi sono stati mai comunicati all’atto dell’iscrizione, due mesi fa. Beh pazienza, è Natale e siamo tutti più buoni.Il prossimo anno non rinnovo l’abbonamento, ma quello che mi secca è l’aria di sufficienza alla mia richiesta di spiegazioni, come se mi facessero un piacere a lasciarmi frequentare il loro tempio del fitness.
Poi mi sposto a pagare un premio assicurativo. Anche in questo caso sono una cliente, credo, perchè “acquisto” un servizio. Per “un disguido” si sono dimenticati di inviarmi il bollettino postale con cui effettuo il pagamento (questo perchè sempre per non si sa quale altro disguido da circa tre anni non si riesce a fare l’addebito diretto su conto corrente). Mi sono accorta io di aver superato la scadenza, mi sono fatta viva con questi fenomeni per farmi cazziare da una segretaria che mi ha anche appioppato 4,16 Euro di mora trattandomi come una deficiente perchè chiedevo lumi della loro inefficienza. Ah, dimenticavo: l’agenzia si era trasferita da un lato all’altro della città e non avevano avvisato
Lungi da me il fare la vittima: posso cambiare in entrambi i casi, e lo farò. Ma il dubbio mi resta: passati gli anni Ottanta la storiella sembra aver leggermente cambiato rotta:
“Che ora è?”
“Sono le 11, se ti va bene è così, altrimenti vaff…”
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